martedì 13 novembre 2012

Cavalier servente di un'amica? Separazione con addebito


La Corte di Cassazione, con sentenza n. 17195/2012, conferma la separazione con addebito al marito reo d’”infedeltà apparente”. Già il Tribunale e la Corte d’Appello di Cagliari si erano pronunciati in tal senso. L’uomo, sposato e padre di due figli, ha adito alla Suprema Corte palesando che il rapporto “d’amicizia” con l’altra donna era un puro e nobile sentimento scevro da ogni coinvolgimento sessuale e pertanto degno di considerazione. Di diverso avviso sono stati i Giudici che, dopo aver analizzato i vari eventi - quali: imposizione della presenza dell’amica ai pasti familiari durante le festività natalizie; frequentazione assidua della dimora della stessa nonché prestazioni in qualità di autista nell’accompagnarla sul posto di lavoro e, nel mentre, discutevano delle problematiche inerenti al menage coniugale dell’uomo; alla richiesta della moglie d’interrompere la relazione extraconiugale l’uomo dapprima ”apparentemente accondiscese ma continuò di nascosto a frequentare l’amica, in quanto la sua auto era spesso parcheggiata sotto la casa di questa”, - rigettano il ricorso, confermando la separazione con addebito  e condannando “il ricorrente al pagamento delle spese del presente giudizio liquidate in Euro 2.000 per onorari e Euro 200 per esborsi oltre spese generali ed accessori di legge.” Un caso analogo riguardante un'amicizia particolare con una compagna di lavoro, con cui trascorreva qualche periodo di riposo e qualche cena, si è trasformata in motivazione di separazione con addebito per un uomo di Treviso (Da  “La Repubblica.it” 19.06.2009). La motivazione?
Violazione di fedeltà, così stabilito dal contratto matrimoniale. Perché anche se non palese , la totalità del comportamento, prolungato nel tempo, e- soprattutto - nella sentenza in questione - l’imposta presenza dell’”amica” costituisce, oltre ad una violenza psicologica alla moglie ed ai figli, anche la violazione della fiducia e della privacy familiare. C'è da dire che, nei casi di addebito, la legge non entra nei meandri del particolare, ma traccia, a grosse linee, quelle che sono i confini o pseudo-confini del lecito. Sia il Tribunale di Treviso – allora -  che la Corte di Cassazione hanno ritenuto che, benché non provato l’adulterio, ricorrono quei presupposti che rendono invivibile il contratto matrimoniale nella sua quotidianità.

Guardiamo,analizzando, non il fatto ma l'essenza: Solitamente per “fedeltà" nella coppia s’intende l’osservanza di un insieme di condizioni quali, come: "non avere rapporti sessuali con un’altra persona che non sia il partner", poi, allargando il concetto, si può  definire che essere fedeli implica anche non "pensare" ad un’altra persona che non sia il partner dal punto di vista di desiderio sessuale e/o "romantico"; quindi diciamo che quando si è fedeli non si frequentano altre persone di nascosto del compagno, oppure, il contrario, si rispetta la fedeltà si rimane vicino all’altro qualunque cosa l’altro faccia ecc. Il concetto di fedeltà è questo ma anche di più. Fedeltà è un concetto che unisce la fede e la volontà dell’azione: fede che la persona scelta per formare una coppia (Coppia = 2 persone altrimenti si sarebbe denominato trio) sia una persona con cui attuare un progetto di vita insieme; volontà di farla; azione: la si fa.  Volendo parafrasare ad es.:nel mentre che siamo impegnati a cucinare ci distraiamo è possibile bruciare tutto il cibo, se, al contrario, noi, stiamo attenti riusciamo a portare in tavola una gustosa pietanza. Questa è un'analogia semplice e realista, ma rende l’idea. La fedeltà è uno dei pilastri del rapporto di coppia perché se abbiamo un intento da raggiungere non possiamo farci distrarre da altre cose o guardare altrove. Tutto ciò richiede ancora una volta consapevolezza e attenzione. Nel momento in cui "improvvisamente" una persona diversa dal nostro partner ci fa "girare la testa", sia che con essa si intrattengano rapporti sessuali, sia che per motivi di correttezza o di paura non lo si faccia, ebbene il risultato non cambia. Il nostro pensiero è in uno stato di "infedeltà", e quindi… il cibo carbonizzato. Ci si può giustificare adducendo che "non si può governare" o che "non siamo noi a decidere", che semplicemente avviene. Negativo, non avviene mai nulla che non sia determinato dalla nostra volontà, nulla che non ci conduca in modo assertivo a determinate azioni, nulla che sia scevro dalla nostra responsabilità. Pertanto anche la fedeltà non è altro che un prodotto della nostra scelta. Nel momento che si sceglie di non essere fedeli si opta per una serie di comportamenti conseguenziali che difficilmente porta ad agito consapevole e soprattutto non porta a sanare i rapporti interpersonali con il proprio/a coniuge. Non è "morale" ma "spirituale". Sul medesimo pilastro della fedeltà anche il rispetto, sia del nostro partner, sia di noi stessi, sia della terza persona coinvolta. C'è da dire che una "distrazione" porta a due inevitabili conseguenze: la prima è il senso di colpa, che porta alla punizione; la seconda è la menzogna, ciò di cui ci convinciamo e poi tentiamo di convincere l’altro partner e spesso si coinvolge anche la terza persona. Il senso di colpa comporta il sentimento di colpevolezza che proviamo noi stessi o si "scarica" sul nostro partner, quale "colpevole" di averci indotto ad essere infedeli. Questo innesto di sentimenti portano situazioni che, unite a quelle pregresse, creano uno squilibrio sistemico-relazionale nella coppia. Stesso percorso è valido anche per le "bugie". Entrambe sono deleterie È possibile che un rapporto empatico - relazionale può terminare: non c’è necessità,  qualora chiarito, che prosegua come relazione di coppia quindi, una volta sanato, i due partner sono nuovamente liberi di ricreare nuove relazioni, siano esse sentimentali o meno. In questo caso non si parla più d'infedeltà. Stesso discorso per la fiducia, essa va di pari passo con la fedeltà. Usando sempre la parafrasi: nel momento in cui due persone decidono di percorrere insieme un pezzo di strada o tutta la strada, è indispensabile contare sulla certezza che anche l’altro camminerà vicino e che non cambi idea alla prima curva, per intraprendere un vicoletto laterale. Sulla base del  motto che "l'unione fa la forza" si può capire che percorrendo insieme la strada è possibile coadiuvarsi nelle salite, discese, e nel  percorso sdrucciolevole; possono comunque "appoggiarsi l’uno all’altro , senza contare che sarebbe assurdo, come principio, fare i furbi dovendo percorrere lo stesso tratto di "strada".  Che cosa avviene quando non c’è né fiducia, né fedeltà in una coppia? Succede che la coppia si "perderà"a meno che entrambi i partner prendano coscienza. Solo in questo caso potrebbero, dopo un'analisi dei fatti, riprendere la loro "marcia" in maniera distaccata dall'evento e costruttiva in prospettiva. A volte capita d'imbattersi in situazioni di profonda gelosia, di sfiducia, di paura che il partner ci abbandoni per un altro/altra migliore di noi che ci fanno vivere male, viviamo nel dubbio e nella sofferenza. Ed è proprio la sofferenza che diverse volte ci "sveglia" e in quel momento realizziamo che la nostra gelosia è un prodotto della razionalità e conseguenza del nostro senso di colpa o della insicurezza nell' affrontare con serietà e con impegno la relazione.


Mariagabriella Corbi
LaPrevidenza.it, 26/10/2012

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